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martedì 21 aprile 2020

Storia di un'arma e dell'uomo che le insegnò a leggere (4)

«Bene bene bene»
Una risata venne dall'ingresso del monolocale.
«Allora, lo hai riparato? Cos'è, ti sei stancato del vecchio J? Pensavo che quel prezzo ti facesse cambiare idea, ma me l'hai fatta, vecchia volpe! Hai trovato un'arma e pensi di prendere il mio posto? Pensi davvero di fregare il vecchio Big J?!»
Il boss fissò l'uomo. Era palesemente deperito, la barba incolta e puzzava più dei bassifondi in cui si trovavano. E aveva in mano un libro. Un libro di favole.
«Ma allora avevano ragione, cazzo! Ci vai anche a letto con quella cosa?» Sospirò. «Ascolta, non ho mai detto una parola sul fatto che venivi dall'altro fronte, e non mi hai mai sentito dire nulla sul fatto che come un coglione sei andato a farti ammazzare la famiglia da quella stessa cosa a cui ora leggi delle cazzo di favole. Facevi il tuo lavoro ed eri silenzioso, e a me andava bene.»
Gli puntò contro la pistola.
«E mi sarebbe andato bene anche che tu avessi cercato di fregarmi, guarda. Avremmo parlato, i miei uomini qua fuori ti avrebbero riempito di botte, e ci saremmo presi l'arma, e poi tutti a casa felici e contenti. Ma non voglio avere nulla a che fare con uno che va a letto con quelle cose!»
Eppure non premette il grilletto. Non ne ebbe neppure il tempo, la sua mano era ormai spappolata dalle fredde mani metalliche dell'arma. La maggior parte dei sensori era danneggiata, ma era comunque riuscita ad individuare più segnali termici e vocali, il che significava una sola cosa: una rivolta da sedare.
Big J urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, chiamò i suoi uomini che facessero a pezzi quel mostro, dovessero distruggere tutta la città.
Eppure la macchina era inarrestabile. Mentre cercava di fuggire udì i suoi uomini gridare, impotenti di fronte a quell'abominio fatto di rame e acciaio. Eppure, si dimenticò di tutto, quando sentì uno stridio metallico alle sue spalle.

L'uomo tossì. Ormai per lui era finita, la bambina lo aveva ferito gravemente, probabilmente gli restavano pochi istanti di vita. Ma non era colpa sua, lo sapeva. Era spaventata, Big J e i suoi avevano cercato di spararle, era solo autodifesa. E quando lui le è andato incontro per abbracciarla lei lo ha ferito solo perché era spaventata! Ne era certo, non poteva essere altrimenti.
Fissò per un ultimo istante la bambina, in piedi, immobile, con il libro di favole in mano.
Chiuse gli occhi e sentì la voce della sua bambina per un'ultima volta.

«E vissero tutti felici e contenti»

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