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martedì 14 gennaio 2014

Il dono del padre (parte 2)

Curioso aprì la lettera, il cui contenuto era pressappoco questo:
Figliolo, mi dispiace averti ignorato per così tanto tempo, ma ora devo affidarti la mia Macchina. Sul tavolo troverai un tappo; sulla Macchina è presente una leva molto lunga, l'unica senza tappo. Vai, inseriscilo e completa la mia opera. Non pensare sia un compito stupido, è molto importante: quella è la leva di accensione. Ma non attivare la macchina qui, ti prego! Portala di notte nella torre più alta del paese, e solo in quel momento potrai accenderla. Questo è il mio dono per te figliolo.
Grazie  di tutto.
Non appena completò il compito, il giovane rifletté. La città non aveva torri, gli edifici più alti erano i camini delle fabbriche e il campanile. Il campanile! Era un'idea perfetta, ma doveva agire nel buio della notte, altrimenti quel fanatico del parroco avrebbe distrutto quello che lui considerava uno strumento del diavolo.
Facendosi aiutare da un amico fidato, portò la misteriosa invenzione nel campanile e la accese. Subito i pistoni cominciarono a muoversi e il volano girò sempre più velocemente, causando un frastuono infernale. Ma dopo qualche minuto la macchina non aveva compiuto alcun lavoro, non aveva prodotto nulla eccetto quel dannato rumore.
E fu proprio quello a svegliare il parroco, che corse verso il campanile armato di una croce, pronto a distruggere quel demone di ferro; ma non appena superò l'ultimo gradino, lasciò cadere la croce e corse verso la terrazza. I due giovani, perplessi, lo imitarono e rimasero a bocca aperta: dopo più di trent'anni  le nubi si stavano diradando e la luna piena si rivelò in tutto il suo splendore, abbellita da una collana di stelle. Preso dalla gioia, il sacerdote suonò le campane a festa, affinché tutti vedessero lo spettacolo.
La gente, incuriosita dalle campane, si affacciò alle finestre: subito tutti furono stupiti e cominciarono a indicare le stelle, a cercare di riconoscere le costellazioni di cui avevano solo sentito parlare.
Il giovane sorrise, mentre guardava la luna. Quello era il dono di suo padre.

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