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venerdì 22 febbraio 2013

ll tesoro (parte terza)

La creatura non si arrese, anzi, reggendosi con un solo artiglio conficcato nelle travi, mentre l'altra zampa cercava di afferrare il ladro. Sinor capì che l'unico modo per uccidere quella creatura era farla cadere: spiccando un poderoso balzo, il cercatore le si lanciò alle spalle, pronto a colpirla con una freccia esplosiva alla schiena. Ferita, la creatura ruggì, cadendo nell'oscurità.
Allontanatosi dalla rocca, il giovane si sedette su una roccia, esausto. Sebbene fosse ancora titubante, si decise ad aprire lo scrigno, bramoso di stringere il suo tesoro.
Vuoto, il forziere era vuoto. Agitò il forziere, sperando di trovare almeno una traccia del tesoro. Niente, qualcuno l'aveva preceduto. Lanciò il forziere a terra, imprecando. Quel dannato ladro l'aveva preceduto, di nuovo! Ma non gli avrebbe reso la vita facile, prima o poi l'avrebbe raggiunto e il tesoro sarebbe stato suo. La caccia non era ancora finita.

Il tesoro (parte seconda)

Come poteva prenderlo, si chiese. La creatura era troppo forte per lui, un attacco diretto alla creatura sarebbe stato folle. Lentamente prese dalla sua sacca una corda abbastanza elastica e la legò ai capi del lungo bastone che portava con sé, poi afferrò una freccia, mirando al collo della creatura. Persino un dardo magico non avrebbe avuto alcun effetto su quella pelle coriacea, ma se fosse riuscito a colpire l'anello che reggeva lo scrigno, allora questo sarebbe certamente caduto nelle sue mani; il resto del lavoro l'avrebbero compiuto le sue gambe.
I suoi occhi scintillarono, la freccia saettò, il fragile anello arrugginito si ruppe; il forziere cadde velocemente tra le mani del cercatore, proprio tra le gambe del mostro. La creatura lo fissò con i suoi tre occhi feroci, poi, inaspettatamente, alzò le possenti braccia, lanciando un urlo agghiacciante, che paralizzò l'uomo: come per magia le statue sembrarono risvegliarsi dal loro lungo sonno, pronte a catturare il ladro. Vedendosi circondato da picche di roccia, Sinor fuggì via, una mano stringeva saldamente l'arco, mentre l'altra reggeva il forziere. Non appena uscì dalla sala, vide giungere da tutti i corridoi frotte di soldati di pietra, che avanzavano con passi ritmati e le lance puntate; capendo di non aver speranza, si lanciò fuori da una delle ampie finestre, fuggendo sul tetto.
I guerrieri cercarono di seguirlo ma, privi di agilità, caddero giù dalla rocca, tornando ad essere polvere inerme. Sfortunatamente la bestia era molto più abile: distruggendo parte della torre, uscì dal tetto, aiutandosi con i lunghi artigli che incidevano la roccia, mentre dalla bocca colava della bava e gli occhi cercavano l'umano; non appena lo scorse, ferocemente si lanciò in una rapida corsa.
Sinor sapeva che le frecce non avrebbero arrecato alcun danno a quel mostro, ma doveva comunque agire rapidamente, prima che la creatura lo attaccasse. Afferrò una delle sue frecce esplosive, colpendo il tetto: subito parte della torre crollò, schiacciando i soldati sotto il suo peso; eppure la bestia, incurante, continuò a correre, saltando la voragine. Ormai pochi passi di distanza dividevano i due, l'ombra del mostro copriva completamente il giovane, mentre gli artigli affilati si avvicinavano sempre di più; improvvisamente il terreno cedette, crollando e trascinando con sé il guardiano.

mercoledì 20 febbraio 2013

Il tesoro (parte prima)

L'ombra silenziosa corse lungo il corridoio, totalmente immersa nelle tenebre; neppure i suoi passi o il suo respiro erano udibili, eppure non si sentiva sicuro, la mano destra stringeva il manico del lungo pugnale in cerca di protezione.
Si fermò improvvisamente, colpito dall'ampio ingresso della sala: le porte rivestite di marmo erano rifinite con decorazioni in oro, mentre l'arco illustrava scene epiche della vita del sovrano. Erano passati secoli da quando qualcuno aveva osservato quelle incisioni così ricche, ma non era interessato al tesoro, ma solo a quella cosa: l'aveva ricercata in ogni castello, in ogni fortezza e, dopo anni e anni di cammino, era ormai certo di trovarla lì, nella rocca di Daif.
Respirò profondamente, timoroso di aprire la porta: sapeva di poter aspettarsi di vedere ogni paura che la sua mente avrebbe potuto generare trasformarsi in realtà. Cercando di fare il minimo rumore, Sinor spinse leggermente la porta e si insinuò nella sala, celandosi nelle tenebre.
I suoi occhi gialli esplorarono la sala, illuminata da ampie finestre decorate e coperta da ampie volte rivestite con mosaici. La calma totale lo innervosiva, mentre attendeva accadesse qualcosa; eppure era solo, la sua unica compagnia erano dei guerrieri in pietra posti davanti i pilastri, guardiani tanto immobili quanto severi. Si coprì il volto con il cappuccio del mantello, diventando egli stesso un ombra; eppure non poteva ancora muoversi, non riusciva a trovare ciò che cercava.
Improvvisamente la terra tremò, una, due, parecchie volte, mentre qualcosa si trascinava pesantemente all'interno della sala, facendo il suo ingresso da un'entrata laterale. La luce fioca illuminò parte dopo parte la mostruosa figura, guardia del tesoro. Il corpo era completamente glabro, con gambe corte e tozze, che gli conferivano l'andatura pesante e strascicata, coperte in parte dal ventre cadente. Il busto, su cui erano ben visibili le costole, era rivolto in avanti, sostenuto dai lunghi arti, i cui artigli incidevano il pavimento roccioso. Non appena Sinor fissò il mostruoso volto, inorridì: le fauci simili a quelle di un roditore, ma con denti di drago, erano sovrastate da quattro occhi fiammeggianti, uno per direzione, e le cui pupille da rettile scrutavano feroci la sala, cercando un'eventuale intruso. Sinor si sarebbe rassegnato, se i suoi occhi non avessero notato un dettaglio fondamentale, che non aveva notato prima: il collo del mostro era stretto da una catena, da cui pendeva un piccolo forziere. Aveva finalmente trovato ciò che cercava.

martedì 19 febbraio 2013

Spes (parte seconda)

Spes fu subito circondato da nemici; con un rapido movimento uccise tre di loro con la spada e lo scudo, ma erano comunque troppi, non avrebbe resistito a lungo. I guerrieri dalle lunghe asce lo attaccarono, ringhiando, più simili a bestie che a uomini ormai; combatté coraggiosamente, ma i colpi subiti erano sempre più dolorosi e, alla fine, cedette.
Si inginocchiò a terra, coperto da ferite e circondato da animali feroci, pronti a distruggerlo; ma non si sarebbe arreso, avrebbe combattuto con tutte le sue forze. Si alzò in piedi, i guerrieri spaventati dal suo grido, indietreggiarono«Non mi arrenderò mai!», urlò. Strinse la sua spada, Rong, la furia degli dei, pronto a combattere i nemici: non gli interessava sopravvivere, l'unica cosa importante era fermarli, proteggere il suo popolo, come aveva giurato.Gridò, gli occhi minacciosi e furiosi, mentre il suo spirito guerriero cominciava a scatenarsi sempre più; gettò lo scudo e lasciò cadere il mantello, ormai lacero, mentre il petto si gonfiava con un ritmo sempre più frenetico e il vento muoveva i capelli neri del giovane. Con un ultimo e coraggioso urlo si lanciò contro i nemici, pronto a combattere dando anche la vita.

Spes (parte prima)

Il guerriero alzò gli occhi al cielo; sospirò, il tempo stava per scadere. Fissò le stelle, che, mute sopra le loro teste, non avevano impedito la guerra; forse non agivano perché avevano già previsto che, in fondo, quella era l'ultima battaglia.
Si morse le labbra, visibilmente teso. La guerra continuava da bene due lune e più tempo passava più il popolo dalle grandi asce avanzava. Nessuno sapeva chi fossero, né da dove venissero: un giorno erano approdati sulle loro coste, sbarcando da navi di dimensioni indescrivibili, talmente imponenti da oscurare il cielo. Le loro intenzioni erano tutt'altro che pacifiche e i nativi se ne accorsero presto, sopraffatti dalla furia delle asce.
Si alzò, stringendo la lunga lancia nella mano sinistra, mentre la spada pendeva al suo fianco. Abbassò il volto, solo su quella pianura, mentre tutti gli altri erano fuggiti approfittando delle tenebre. Non erano codardi, ma prudenti, Spes stesso non li biasimava, era rimasto l'unico guerriero della regione.
Le loro formazioni non avevano retto sin dal primo giorno: le loro difese non potevano nulla contro la foga di quei guerrieri che, ringhiando ed ululando, abbattevano i loro uomini con le gigantesche asce; si voltò, sfiorando con un dito il suo scudo, memore di quella battaglia. Il giorno successivo fu la volta dei giovani, le lacrime solcarono il volto di Spes mentre ricordava: per quanto prodi e coraggiosi, i loro guerrieri non poterono affrontare gli stranieri, vestiti solamente di pelli d'orso. Fu l'unico a sopravvivere e lentamente anche i veterani, sopraffatti dal dolore, lo abbandonarono, mentre le donne si rivolgevano a lui disperate.
Il sole fu abbastanza alto da illuminare l'orizzonte, mentre i guerrieri avanzavano verso di lui, guidati come sempre dal loro re, vestito di una pelliccia nera. Quando furono a pochi passi di distanza dal guerriero solitario, il sovrano fermò il suo esercito, che ringhiava bramoso di lottare.
Werber fissò il giovane, osservando con disprezzo il lupo bianco sullo scudo e quei segni blu sulle braccia, adorni adatti solo alle donne, le uniche che potevano portare i capelli lunghi come il giovane. Non era la prima volta che si affrontavano: aveva ucciso il giovane principe del popolo delle lance e quel ragazzo, furioso, gli aveva lasciato sul volto una cicatrice, a cui aveva risposto sfregiandogli il petto abbronzato per sempre. Non appena lo vide, Werber si mise a ridere: se la loro ultima difesa era quel giovane, entro la fine della giornata avrebbero preso anche la capitale del popolo delle lance.
Spes, pensò il giovane, questo era il suo nome. Questo era il nome che suo padre gli diede su consiglio degli oracoli: avevano predetto per lui un grande destino, lui avrebbe portato la speranza al popolo quando tutti l'avrebbero perduta. Guardò le stelle e sorrise; ora sapeva ogni cosa anche lui.
Non appena li sentì ridere, strinse la lancia e corse verso il suo nemico, pronto a vendicare il principe; questo non finì neppure di ridere, che la morte lo colse all'istante: con le ultime forze fissò la lancia conficcata nel suo petto, poi si accasciò a terra.

Benvenuti

Salve a tutti!! Sono un giovane studente che ama creare storie fantastiche. A causa di impegni scolastici non posso più impegnarmi in grossi racconti, come mi piacerebbe, ma la mia mente continua a sfornare idee e... beh qui raccolgo i risultati!! Grazie per l'attenzione!
(ps. ho dovuto cambiare blog per vari motivi, questo è quello nuovo)