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martedì 19 febbraio 2013

Spes (parte prima)

Il guerriero alzò gli occhi al cielo; sospirò, il tempo stava per scadere. Fissò le stelle, che, mute sopra le loro teste, non avevano impedito la guerra; forse non agivano perché avevano già previsto che, in fondo, quella era l'ultima battaglia.
Si morse le labbra, visibilmente teso. La guerra continuava da bene due lune e più tempo passava più il popolo dalle grandi asce avanzava. Nessuno sapeva chi fossero, né da dove venissero: un giorno erano approdati sulle loro coste, sbarcando da navi di dimensioni indescrivibili, talmente imponenti da oscurare il cielo. Le loro intenzioni erano tutt'altro che pacifiche e i nativi se ne accorsero presto, sopraffatti dalla furia delle asce.
Si alzò, stringendo la lunga lancia nella mano sinistra, mentre la spada pendeva al suo fianco. Abbassò il volto, solo su quella pianura, mentre tutti gli altri erano fuggiti approfittando delle tenebre. Non erano codardi, ma prudenti, Spes stesso non li biasimava, era rimasto l'unico guerriero della regione.
Le loro formazioni non avevano retto sin dal primo giorno: le loro difese non potevano nulla contro la foga di quei guerrieri che, ringhiando ed ululando, abbattevano i loro uomini con le gigantesche asce; si voltò, sfiorando con un dito il suo scudo, memore di quella battaglia. Il giorno successivo fu la volta dei giovani, le lacrime solcarono il volto di Spes mentre ricordava: per quanto prodi e coraggiosi, i loro guerrieri non poterono affrontare gli stranieri, vestiti solamente di pelli d'orso. Fu l'unico a sopravvivere e lentamente anche i veterani, sopraffatti dal dolore, lo abbandonarono, mentre le donne si rivolgevano a lui disperate.
Il sole fu abbastanza alto da illuminare l'orizzonte, mentre i guerrieri avanzavano verso di lui, guidati come sempre dal loro re, vestito di una pelliccia nera. Quando furono a pochi passi di distanza dal guerriero solitario, il sovrano fermò il suo esercito, che ringhiava bramoso di lottare.
Werber fissò il giovane, osservando con disprezzo il lupo bianco sullo scudo e quei segni blu sulle braccia, adorni adatti solo alle donne, le uniche che potevano portare i capelli lunghi come il giovane. Non era la prima volta che si affrontavano: aveva ucciso il giovane principe del popolo delle lance e quel ragazzo, furioso, gli aveva lasciato sul volto una cicatrice, a cui aveva risposto sfregiandogli il petto abbronzato per sempre. Non appena lo vide, Werber si mise a ridere: se la loro ultima difesa era quel giovane, entro la fine della giornata avrebbero preso anche la capitale del popolo delle lance.
Spes, pensò il giovane, questo era il suo nome. Questo era il nome che suo padre gli diede su consiglio degli oracoli: avevano predetto per lui un grande destino, lui avrebbe portato la speranza al popolo quando tutti l'avrebbero perduta. Guardò le stelle e sorrise; ora sapeva ogni cosa anche lui.
Non appena li sentì ridere, strinse la lancia e corse verso il suo nemico, pronto a vendicare il principe; questo non finì neppure di ridere, che la morte lo colse all'istante: con le ultime forze fissò la lancia conficcata nel suo petto, poi si accasciò a terra.

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