L'ombra silenziosa corse lungo il corridoio, totalmente immersa nelle tenebre; neppure i suoi passi o il suo respiro erano udibili, eppure non si sentiva sicuro, la mano destra stringeva il manico del lungo pugnale in cerca di protezione.
Si fermò improvvisamente, colpito dall'ampio ingresso della sala: le porte rivestite di marmo erano rifinite con decorazioni in oro, mentre l'arco illustrava scene epiche della vita del sovrano. Erano passati secoli da quando qualcuno aveva osservato quelle incisioni così ricche, ma non era interessato al tesoro, ma solo a quella cosa: l'aveva ricercata in ogni castello, in ogni fortezza e, dopo anni e anni di cammino, era ormai certo di trovarla lì, nella rocca di Daif.
Respirò profondamente, timoroso di aprire la porta: sapeva di poter aspettarsi di vedere ogni paura che la sua mente avrebbe potuto generare trasformarsi in realtà. Cercando di fare il minimo rumore, Sinor spinse leggermente la porta e si insinuò nella sala, celandosi nelle tenebre.
I suoi occhi gialli esplorarono la sala, illuminata da ampie finestre decorate e coperta da ampie volte rivestite con mosaici. La calma totale lo innervosiva, mentre attendeva accadesse qualcosa; eppure era solo, la sua unica compagnia erano dei guerrieri in pietra posti davanti i pilastri, guardiani tanto immobili quanto severi. Si coprì il volto con il cappuccio del mantello, diventando egli stesso un ombra; eppure non poteva ancora muoversi, non riusciva a trovare ciò che cercava.
Improvvisamente la terra tremò, una, due, parecchie volte, mentre qualcosa si trascinava pesantemente all'interno della sala, facendo il suo ingresso da un'entrata laterale. La luce fioca illuminò parte dopo parte la mostruosa figura, guardia del tesoro. Il corpo era completamente glabro, con gambe corte e tozze, che gli conferivano l'andatura pesante e strascicata, coperte in parte dal ventre cadente. Il busto, su cui erano ben visibili le costole, era rivolto in avanti, sostenuto dai lunghi arti, i cui artigli incidevano il pavimento roccioso. Non appena Sinor fissò il mostruoso volto, inorridì: le fauci simili a quelle di un roditore, ma con denti di drago, erano sovrastate da quattro occhi fiammeggianti, uno per direzione, e le cui pupille da rettile scrutavano feroci la sala, cercando un'eventuale intruso. Sinor si sarebbe rassegnato, se i suoi occhi non avessero notato un dettaglio fondamentale, che non aveva notato prima: il collo del mostro era stretto da una catena, da cui pendeva un piccolo forziere. Aveva finalmente trovato ciò che cercava.
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